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Wednesday, December 5, 2018

Racconti di una serva

My "A Servant's Tale" is available in Italian, thanks to a translation by Emilio di Somma. This makes me very happy, since I love Italy, Italian and Italians:



Il mio primo libro, Fake House (2000), era dedicato ai “non eletti”, con quel termine, intendevo indicare tutti coloro non “benedetti” alla nascita, o nel corso della loro vita; persone normali con le loro sfide e sforzi quotidiani. In aggiunta, ho sempre creduto che la sconfitta fosse il nostro punto in comune, poiché non importa quanto arrogante o sicuro di te tu possa essere, arriverà sempre il momento in cui sarai buttato a terra da un colpo a tradimento. Essere nati in un paese minore, devastato dalla guerra, ha certamente reso più facile questa linea di pensiero.

Nonostante io abbia speso più di tre decadi nella città splendente su di una collina, nella nazione più grande, indispensabile, mai esistita, sono sempre stata circondata, per lo più dai “non eletti”. Come Tony, che morì a 56 anni, pochi mesi dopo essere stato licenziato dal suo lavoro al ristorante, con il suo appartamento congelato per non aver pagato le bollette. Oppure Chuck, 66 anni, che non ha l’auto e possiede solo una piccola stanza in una casa, a causa del divorzio e degli alimenti. O ancora Beth, 55 anni, il cui ristorante di crepes è fallito, così che per ragioni economiche le è impossibile scaricare un marito che la tradisce costantemente sia con uomini che con donne.

Un’amica di Philadelphia, 35 anni, da quasi due anni senza fissa dimora, mi ha appena detto che non ha nemmeno un telefono ormai, così che è costretta ad aspettare un’ora alla libreria comunale per usare un computer 30 minuti; una situazione che limita seriamente le sue capacità di cercare lavoro. Sopravvive pulendo case.

Sicuramente tutti questi racconti americani di dolore e sofferenza impallidiscono al confronto con quelli Vietnamiti, starete pensando, poiché deve essere ancora più orribile essere poveri in un paese ancor più povero, no?

In Vietnam, ricchi e poveri, generalmente, non sono segregati, in quanto, nel caso in cui una famiglia dovesse migliorare la propria situazione economica, questa non si trasferirebbe in un quartiere migliore, ma costruirebbe una casa migliore lì dove sono sempre stati. Una catapecchia di legno potrebbe trasformarsi in un edificio di mattoni a tre piani, dopodiché in un palazzo a cinque, con un appariscente cancello in ferro, mentre, accanto, un’abitazione modesta potrebbe aver ricevuto solo una riverniciata nelle ultime decadi.

Siccome quasi nessun quartiere è solo “residenziale”, le persone povere appaiono ovunque come operai, commessi o camerieri. Quotidianamente li si vede nelle strade nel tentativo di vendere qualsiasi cosa, così che nel mio quartiere di Saigon, per esempio, mi capita spesso di vedere sempre la stessa mercante di frutta, con un bambino seduto nel seggiolino del suo carretto. Un giorno, nel comprare un chilo di rambutan, un cliente regolare prese in giro il bambino con queste parole “ti prenderò, ti metterò in un sacco e ti venderò”.

Nel posto dove bevo il mio caffè mattutino, mi siedo spesso vicino ad una donna anziana, che guadagna circa 3 dollari al giorno vendendo biglietti della lotteria. Uno dei suoi parenti possiede una fabbrica di scatole, però, così lei ha almeno un posto dove dormire, due pasti al giorno e 22 dollari al mese grazie a questa relazione. Si vedranno spesso persone povere vivere in case della media e alta borghesia, come domestici. Da tempo incuriosita dalle vicissitudini di questi servi, ho scritto numerose volte in prosa ed in poesia, sia in Inglese che in Vietnamita, riguardo le loro vite. Conosciamone uno.

Una Teochew dalla remota Vĩnh Châu, nella costa sud, Y, ha 10 fratelli e sorelle. Il suo da poco defunto padre era un ubriacone che picchiava regolarmente sua madre, a volte con un bastone di bamboo, fino al punto da farle perdere sangue. La famiglia possiede un po’ di terra, sulla quale coltivano riso, patate dolci e banane.

Quando Y era in seconda elementare, la sua famiglia rimase coinvolta in uno scontro all’arma bianca con dei vicini, che ha portato uno dei suoi fratelli in prigione per un anno. “Mio fratello credeva avessero ucciso mio padre, così ha preso una mannaia, quella che usiamo per tagliare le anatre, e colpì il tizio alla spalla. Quasi perse il braccio. C’era così tanto sangue, dappertutto. Preso dal panico, mio fratello fece cadere la mannaia, ma mio padre, da terra, l’afferrò e colpì un altro tizio, tagliandogli il tendine di Achille”.

Troppo spaventata per camminare davanti la casa di questi vicini, da quel giorno Y smise di andare a scuola, così che lei è rimasta, praticamente, analfabeta. Anche se sa leggere i numeri abbastanza bene da usare un cellulare, Y firma con delle X. Tuttavia, in aggiunta alla lingua nativa Teochew, lei è anche fluente nel Vietnamita e Cambogiano. La gente in Vĩnh Châu, a quanto pare, è a proprio agio con pugnali e lame. Uno degli zii di Y fu incarcerato per aver ucciso la propria madre, “colpì la nonna al petto e quasi le strappo il seno sinistro. In prigione, gli altri carcerati lo picchiarono fin quasi ad ucciderlo, perché sapevano ciò che aveva fatto. Gli fu permesso di lasciare il carcere, ma morì poco dopo”.

Questi rissosi rurali sono piuttosto affascinanti non è vero? Possono essere impacchettati insieme con le festività religiose locali, concerti di musica pseudo-tradizionale, gare di elefanti o sampan (Nt: navi da pesca tipiche dell’Asia sud-orientale) e danze folkloristiche.

Nel 1998, Y andò a Saigon all’età di 16 anni. “Un biglietto dell’autobus da Vĩnh Châu costava solo 40.000 dong [2.50 dollari al tempo], e rimasi in questa stanza con altre 4 persone”, senza affitto, e dove veniva anche nutrita grazie a gentili “sorelle maggiori” da casa. “la mia sorella maggiore stava cercando un lavoro per me. Ogni giorno andavo a Bình Phú Park e sedevo lì. Un uomo veniva e mi chiedeva se volevo lavorare in un ristorante, ma a malapena lo capivo. Non conoscevo ancora il Vietnamita al tempo. In aggiunta, avevo paura avesse delle brutte intenzioni. Gli dicevo ‘parla con la mia sorella maggiore’, lui lo fece e fui assunta per 350.000 dong al mese [23 dollari]”.

“Ma ti nutriva?”

“Si, e mi diede anche un posto per dormire”.

Quando Y raggiunse i 17 anni, I suoi genitori decisero che doveva sposare un uomo taiwanese, poiché quello avrebbe permesso loro di guadagnare almeno 900 dollari. Anche se ben 6 taiwanesi si fecero avanti, qualcosa andava sempre storto. “Con tre di loro, le nostre differenza di età (in multipli di 3) non funzionarono,” indicando che portavano cattiva sorte. “Uno era semplicemente troppo grasso. Un altro doveva essere zoppo, poiché si sedette sulla sua sedia e non si mosse mai durante il nostro incontro”. Y rise. “Il sesto, accettai di sposarlo, ma cambiò idea quando sentì storie orribili su donne Vietnamite una volta arrivate a Taiwan”.

Con vecchi, obesi o zoppi Taiwanesi fuori dalla sua vita, Y si innamorò di un ragazzo di Vĩnh Châu, un Cambogiano dalla pelle scura piuttosto affascinante; cosa che sconvolse i suoi genitori, ma si sposarono lo stesso. All’inizio, il marito di Y lavorava abbastanza sodo, ad un certo punto, però, si limitò a restare a casa quel giorno in cui suo padre lo rimproverò per essere sempre un semplice gregario e mai un capo.

“Vivevamo con la sua famiglia, avevamo riso, ma nessun’altro accompagnamento. Sua madre comprava sempre a credito, finché nessuno volle più venderle niente. Una volta, 6 di noi dividemmo un pacco di spaghetti istantanei. Mangiavo così poco che non avevo nemmeno il latte per il mio bambino”.

Ancora incinta, Y lavorava nelle risaie, per appena 20.000 dong al giorno (1.25 dollari nel 2004), doveva cacciare i topi nei magazzini così che suo marito ed i suoi parenti avessero qualcosa da mangiare mentre si ubriacavano col vino di riso della peggior qualità.

Dopo la nascita di suo figlio, Y comprò una moto rubata per appena 40 dollari e la usava per viaggiare in giro e vendere longan, rambutan ed altra frutta, qualunque fosse di stagione. Almeno il marito di Y non l’ha mai picchiata. “Si picchiava con altri uomini quando era ubriaco. Io lo picchiavo, lo colpivo in testa con i miei sandali!”.

Incinta di nuovo, Y finalmente lasciò il suo inutile marito per tornare a Saigon, dove sopravviveva come bambinaia, operaia di fabbrica e domestica, quello che fa adesso all’età di 36 anni”.

“In questa casa in Hậu Giang Street, ero pagata 11.500.000 dong al mese (496 dollari), ma dovevo prendermi cura di due bambini e lavorare fino a mezzanotte. Lavoravo fino a tremare. Era come se lavorassi e piangessi allo stesso tempo, e la mia padrona mi accusava improvvisamente di rubare, ed era sempre qualcosa di ridicolo, come un tappetino o un reggiseno! Se devi rubare, almeno ruba qualcosa di valore, come un gioiello. Altre volte, invece, era di buon umore e mi dava un bonus. Dovevo sopportare quella casa perché avevo 2 bambini”.

Al suo lavoro attuale, Y è pagata 345 dollari al mese, ma è molto più felice. Ogni giorno cucina, fa del bucato, bada al bambino e massaggia le gambe della sua nuova padrona. Per quanto riguarda il cibo, non ha mai mangiato meglio ed ha persino mangiato in un paio di ristoranti costosi, con la famiglia della sua padrona.

Dal mattino alla sera, tuttavia, Y non può fare ciò che vuole, a parte alcune telefonate, e riceve solo un giorno libero al mese. Dorme col bambino della padrona in una stanza con l’aria condizionata, che però è collegata ad una telecamera, così che persino quando dorme Y è tenuta sotto controllo. Quando suo padre è morto però, a Y è stato permesso di tornare a casa per una settimana, pagata.

Sul suo cellulare, Y mi ha mostrato l’immagine di un uomo mezzo morto su di un’amaca, “mio padre ha mangiato così tanti cani nella sua vita, che è diventato lui stesso un cane abbrustolito, alla fine” disse Y con sarcasmo. Fino alla fine, il figlio di p****na ha preteso che musica occidentale, cinese, vietnamita e cambogiana dovesse essere suonata al suo funerale, con 13 auto a disposizione per trasportare gli ospiti sprovvisti.

Ci si potrebbe aspettare che qualcuno con una storia così terribile debba essere sempre depresso o acido, invece Y ride costantemente ed è sempre di buon umore. Con così tante storie di difficoltà estreme dovute a guerra, imperialismo, ideologia idiota, cattivo governo e/o semplice sfortuna nell’essere nati in una famiglia in miseria, l’auto-commiserazione non è permessa nel Vietnam. In ogni caso, Y è felice che suo figlio di 15 anni lavori in una fabbrica di Saigon e che la sua figlia di 13 anni faccia la domestica da 2 anni. La medesima piccola ragazzina dalla voce dolce sta anche completando il suo apprendistato nella stessa fabbrica.

Anche se suo figlio ha completato con successo le elementari, sua figlia, invece, non è mai andata oltre la 4°, “era troppo spaventata di andare a scuola dopo che la sua cuginetta di 11 anni è stata violentata ed uccisa!”.

“Quanti aveva il violentatore?” ho chiesto

“venti-qualcosa”

“e quanto era lontana la scuola?”

“4-5 kilometri (3 miglia). Queste strade di campagna sono desolate. Come tutti I bambini, mia figlia andava in bici a scuola. Non ti rendi conto di quanto sia folle qui. Un tipo potrebbe passare, afferrare una ragazza per i capelli e tagliarglieli per venderli!”.

Y ha molti cambi d’abito, delle avvenenti ciglia finte, denti finti di buona qualità ed un cellulare usato, comprato per appena 15 dollari. Due anni fa ha comprato la sua seconda moto rubata, questa volta per 65 dollari. Molti servitori possono permettersi solo biciclette.

Anche se Y raramente naviga online, ha una pagina Facebook, e tra le sue dozzine di amicizie online c’è questo tipo nigeriano, che le ha scritto, “Sei così bella”, “ti amo”, “voglio sposarti”. Sono certa che l’Africa non è nel futuro di Y.

Anche se povera, Y ed i suoi figli hanno visto la loro vita migliorare nell’arco degli anni, uno sviluppo che ha dato loro speranza, e non hanno timore di rimanere senza casa, al contrario di molti americani. Con il loro esteso intreccio di amicizie e parenti, qualcuno provvederà sempre a te con almeno un posto dove dormire, con un tetto sulla testa, anche se potrebbe essere di metallo arrugginito. In aggiunta, almeno non congeleranno a morte, anche se dovessero finire in mezzo alla strada, visto che a Saigon è sempre estate.

Un operaio di fabbrica vietnamita guadagna, tipicamente, circa tra i 260 ed i 300 dollari al mese, ma il suo affitto dovrebbe essere circa di 45 dollari o meno, a seconda di quante persone condividono la stanza. Spendendo e guadagnando così poco, può ancora permettersi di ubriacarsi regolarmente con i suoi amici ed avere dei risparmi. E’ questo lo standard a cui i lavoratori americani devono acconsentire, se vogliono competere globalmente.

Circa 25 anni fa, mi è capitato di sedermi vicino ad un avvocato corporativo su di un tremo Amtrak. Da lei, ho appreso di una compagnia americana di giocattoli che aveva spostato la produzione ad Haiti, per i bassi costi di lavoro; una operazione che si era risolta in un vero e proprio disastro. “I lavoratori Haitiani non sono disciplinati come si vorrebbe, ed il loro sistema educativo è un macello”. Ovviamente, è tutto relativo, ma se sei troppo costoso, pigro, stupido, drogato, incavolato, malato mentalmente o disunito, allora sei fottuto, sempre parlando relativamente. Per questo motivo il sole, domani, sorgerà ad Oriente. Mentre gli americani saranno troppo impegnati a scannarsi a vicenda secondo le trappole dei loro padroni nascosti, gli orientali avranno ancora i loro posti di lavoro.

Tutti sanno dello sbilancio delle partite commerciali tra US e Cina, ma pochi sanno che gli US stanno sviluppando un mostruoso deficit commerciale anche con il Vietnam, che nel 2017 ha raggiunto i 38 miliardi di dollari. Come per ogni altra cosa, gli Americani sono ignoranti circa la vera povertà della loro nazione, ma questa bancarotta li colpirà come un calcio rotante a sorpresa sulla testa, molto presto.

Nel mio vicinato di Saigon, c’era un vecchio signore che riparava e vendeva scarpe, lo vedevo tutte le mattine, seduto dietro il suo pietoso bancone di strumenti, suole e sandali. All’improvviso, l’uomo sparì; credevo fosse malato, ma era davvero sparito, per sempre.

“Doveva soldi a così tante persone che è dovuto scappare”, mi è stato detto.

Se solo quello scroccone dello Zio Sam potesse fare lo stesso.



Fonte: unz.com





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